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4.11.10

Si studia per la proroga del 55 per cento

Sponsor governativo dell’iniziativa di proroga della detrazione fiscale per gli interventi di efficienza energetica in edilizia è Saglia, sottosegretario del Ministero dello Sviluppo Economico che con i tecnici del MSE sta proponendo un progetto di nuova detrazione fiscale con aliquote che verranno definite in base al rapporto tra costo dell'intervento e risparmio energetico realizzato. Se ne convincerà Tremonti? Intanto il settore resta nell’indecisione.

Il Governo, o meglio il Ministero dello Sviluppo Economico, pensa ad una proroga della detrazione del 55% per gli interventi di efficienza energetica in edilizia, con una diversa modulazione dell’aliquota, probabilmente da rendere operativo con il decreto di fine anno (l’ex milleproroghe).
Gli interventi con il miglior rapporto tra costo dell'intervento e risparmio energetico realizzato verrebbero incentivati con una detrazione del 55%, mentre gli altri passerebbero ad aliquote inferiori fino alla soglia del 36%.

A dare qualche segnalazione, stavolta più che incoraggiante, è il sottosegretario del Ministero dello Sviluppo con delega all'energia, Stefano Saglia, che in una intervista su Ilsole24ore ha dichiarato: “Come ministero puntiamo alla proroga, che s'inquadra nelle politiche per l'efficienza energetica, anche perché non possiamo dimenticare gli obblighi europei, che prevedono la riduzione dei consumi del 20% entro il 2020. Cerchiamo di farlo attraverso tre politiche: i certificati bianchi, gli standard per la certificazione energetica degli edifici e, naturalmente, il 55%”.
Il sottosegretario in più occasioni pubbliche si è espresso a favore delle detrazioni fiscali, come nel corso della presentazione del recente rapporto sull’efficienza energetica di Confindustria (Qualenergia.it, Confindustria punta sull’efficienza energetica). Ma ora il suo compito sarà di sostenere la bontà della misura di fronte al Ministro Tremonti che l’ha sempre ostacolata, non riuscendo a capire che questa misura in 4 anni ha consentito investimenti per oltre 11 miliardi di euro con conseguenti benefici anche alle casse dell’erario o comunque senza causare eccessivo peso per i conti pubblici.

In effetti Saglia ha confermato che il vero ostacolo è il costo per l'erario: “… l'agevolazione ha prodotto investimenti per 11 miliardi e un mancato gettito per 6 miliardi, contro un incremento delle entrate di 3,2 miliardi e un risparmio in bolletta di 3 miliardi. In sostanza, si andrebbe in pari, senza contare che se non certifichiamo questi risparmi in bolletta l'Unione europea ci multa”.
Saglia ha citato i dati Enea, comunque ancora incompleti, che sembrano valutare come il peso economico degli infissi negli interventi di efficienza sarebbe di oltre il 50%. Secondo questa analisi si dovrebbero infatti rivedere le aliquote. Ad esempio afferma il rappresentante del MSE, un chilowattora risparmiato attraverso la sostituzione di infissi costerebbe di più, cioè 2,82 €, mentre solo 1,12 € per una caldaia ad alto rendimento o 1,09 € per la riqualificazione energetica globale. Saglia ritiene quindi che a parità di costo la sostituzione, ad esempio, dell’impianto termico sia molto più conveniente.

Ovviamente critici su questa affermazione i produttori di infissi (Uncsaal) che affermano che anche se il serramento porta ad un risparmio energetico minore esso consiste comunque in una spesa fattibile per tutti. “In quanti potrebbero decidere l'investimento per un cappotto termico?” dicono i produttori di finestre.
I tecnici del ministero starebbero anche valutando una gradualità delle aliquote di detrazione da applicare in base ai metri quadrati interessati dall’intervento di efficienza energetica. Entro la fine di novembre si dovrebbe avere un quadro più chiaro della situazione.

Vogliamo qui ricordare che lo scorso maggio Qualenergia.it aveva riportato una valutazione di Giampaolo Valentini, responsabile della detrazione fiscale per l'Enea, riguardo appunto al peso della detrazione sul bilancio statale e che è pressoché in sintonia a quanto dichiarato ora da Saglia: "In realtà – diceva - i costi dell’incentivazione sono ben minori dei benefici monetari e ambientali che la detrazione fiscale del 55% comporta”. Valentini riferisce infatti che i dati di un recente studio CRESME stimano il costo della manovra per lo Stato dal 2007 al 2010 in 6.446 milioni di euro, i benefici monetari dati dal risparmio in bolletta (3.200 mln €), dal maggior gettito fiscale (3.310 mln €) e dall’incremento del reddito derivante dal patrimonio immobiliare (3.800 mln €), ammonterebbero invece a 10.310 mln di euro, e senza contare i benefici, più difficilmente quantificabili, come le emissioni evitate e lo stimolo ad occupazione, innovazione e tessuto produttivo.

Intanto questa perdurante immobilità del Governo su una importante e decisiva misura incentivante ha già ostacolato le decisioni di investimento delle aziende produttrici di componenti e di quelle che svolgono servizi in questi settori che hanno sempre bisogno di un orizzonte temporale di qualche anno per programmare le loro attività.

Fonte: Qualenergia.it